Francesca mittoni: non chiamatela influencer!

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Francesca Mittoni sui social e abbiamo capito subito di non poterla “incasellare” tra i cosiddetti influencer. La sua storia, il suo modo di fare, la gentilezza e il garbo ci hanno conquistati fin dal primo momento.

Oggi abbiamo scelto di presentarla anche a voi per la nostra sezione “people” e le abbiamo posto qualche domanda.

Se dovessi descrivere in una frase Francesca Mittoni come “brand”, o come figura pubblica più semplicemente, come la spiegheresti?

Non mi sento una figura pubblica né tantomeno un brand.
So che c’è chi riesce a separare se stesso dall’immagine che mostra di sé online, per mettere uno scudo e proteggersi da attacchi e critiche… io non ci riuscirei mai.
Online sono la stessa persona che si incontra per strada (anzi, mi dicono che da vivo sono più simpatica, meglio così), ma non sono granché brava con l’autoreferenzialità, quindi mi riesce difficile rispondere a questa domanda.

Qual è la tua storia? Cosa ti ha portato al punto in cui sei oggi? Avresti mai pensato di diventare quella che sei adesso, o avevi in mente altri progetti per la “Francesca adulta”?

La parte di storia che mi ha condotta ad aprire il mio profilo Instagram è quella di un difficile rapporto col mio corpo, col cibo e con l’allenamento, che mi aveva portata a sviluppare un disturbo alimentare.
Però è una parte di storia che è ormai così lontana che non mi racconterei attraverso essa, per quanto abbia contribuito a rendermi chi sono.
Per rispondere alla seconda domanda: no, non avrei mai pensato di fare quello che faccio ora, sono laureata in giurisprudenza, avevo progetti decisamente diversi all’università! Ma la vita è incredibile, ci fa percorrere strade che mai avremmo immaginato di attraversare.

Ci parli un po’ del tuo libro, del lavoro che c’è stato dietro?

Scrivere un libro era un desiderio che avevo dalle scuole medie.
Scrivere un libro che raccontasse della mia storia era qualcosa a cui pensavo da qualche anno, avevo addirittura scritto l’introduzione.
Credevo però che sarebbe rimasto un sogno nel cassetto, mi sembrava un progetto irrealizzabile, troppo grande.
Quando Rizzoli mi ha contattata non ci credevo. È stato un lavoro lungo, durato più più di un anno, ma è stato davvero emozionante farlo e molto più complesso di quanto immaginassi.

Con il tempo sei riuscita a creare intorno a te una community molto ampia, e immagino tu abbia aiutato, con il tuo esempio, tante persone. C’è una storia o un aneddoto, in particolare, che vorresti condividere? Qualche conferma dell’importanza di quello che fai?

Negli anni mi hanno scritto e mi hanno fermata dal vivo tante persone ed è sempre bellissimo, ma mi viene in mente un episodio in particolare, perché mi ha particolarmente toccata.
Ero a una serata indie con un’amica, stavamo ballando e una ragazza mi si era avvicinata. Mi aveva detto che mi seguiva sui social e che quello che pubblico le era stato d’aiuto nel superare i disturbi alimentari. Ci eravamo abbracciate e mi era venuto da piangere per l’emozione. Quando era andata via ero rimasta come una sciocca lì ferma con gli occhi lucidi, con la mia amica che mi diceva “Dai Fra, ti ha detto una cosa bella, riprenditi!!”

Qual è o quali sono gli obiettivi che ti sei posta sin dall’inizio e che tieni saldi indipendentemente da tutto il resto?

L’unica cosa per me davvero importante è riuscire a essere d’aiuto a qualcuno, anche magari in minima parte.
Ogni tanto mi viene voglia di lasciar perdere i social, ma quando incontro persone che mi raccontano di quanto certi miei contenuti abbiano fatto loro bene, capisco che quello che faccio ha senso.

Mostrarsi nella propria vulnerabilità in un contesto (quello dei social, Instagram in particolare) che rinnega qualsiasi tipo di “difetto” fisico e psicologico, è una cosa veramente ammirevole: quali sono gli ostacoli più grandi che ti sei trovata ad affrontare?

Direi l’odio gratuito che viene riservato a chiunque si esponga sui social.
Quando ho iniziato a pubblicare contenuti su Instagram non me l’aspettavo, pensavo che quelli che esprimevo fossero concetti condivisibili.
Ho scoperto che moltissime persone provano piacere nel tentare di affondare gli altri senza apparente motivo e che qualunque cosa si dica questa potrà essere presa, svuotata di significato e usata contro di te.

Hai qualche progetto in cantiere, qualche piano per il futuro che ti va di svelarci?

Sì e no: mi sono da poco iscritta a un’accademia d’arte, era una cosa che desideravo da quando ero piccola ma che non avevo mai fatto.

Non è un progetto né un piano, non so se ne verrà fuori qualcosa, però mi fa stare bene e che mi ha fatto capire quanto sia importante onorare quello che ci piaceva fare da bambini.

Per conoscere meglio Francesca Mittoni vi consigliamo di seguirla su instagram o di acquistare il suo libro “Non sono un peso“!

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